Memorie brevi - la Puglia
Il tramonto fu inghiottito dalla notte e
la notte si riversò nelle strade giallastre del centro storico. Ai lati
della piazzetta, sagome di nottambuli in processione, irruppero nella quiete
notturna incuriositi dagli accenti stranieri giunti dal mare.
I vicoli in
penombra si riempirono presto di grida e di allegria; sotto cieli come questi bisogna fare
attenzione, camminare in punta di piedi, per non svegliare la malinconia. La stanchezza pesava sulle nostre spalle, come uno zaino carico di sonno, eppure gli occhi socchiusi ridevano ancora.
Partimmo presto il giorno seguente, il sole acerbo del mattino inseguiva la nostra macchina che, lentamente, scivolava verso sud inseguendo la linea di quell'orizzonte spaccato dal mare. Un vento ostinato proveniva dalle onde lontane soffiando via le nuvole dal cielo trasparente. La roccia ruvida sotto le case arroccate maldestramente sul pendio, grattava la massa d'acqua celeste ricavandone polvere di schiuma e bolle salmastre. Le finestre aperte sulle vie del paese erano silenziose, la festa proveniva dalle strade dove rimbombavano i passi che danzavano sulla pietra bruciata dal sole alto di mezzogiorno. La memoria si perdeva,
oltre i muri bianchi di quel labirinto, rapita da un inganno di voci antiche
che svolazzavano nell’aere cullate dal vento caldo di giugno.
La gente da queste
parti ha la pelle accartocciata dal sale e i denti guastati dal riso amaro e le
mani, scolpite dall’acqua salsa, intrecciate nelle perle dei Rosari. Ho visto donne vestite di ombre, pregare nel silenzio di una chiesa giacente addormentata tra i rumori del paese. Ho udito il vociare straniero di giovani in festa e la nenia lontana delle acque salate agitate dalla brezza di un'estate ancora bambina.
I viaggiatori che attraversano queste terre sono come l'ombra di una meridiana, riescono a dare il senso del tempo ad un paese di cui il tempo s'è dimenticato. Se chiudo gli occhi riesco ad udire parole antiche provenire dalla piazzetta in fondo al viale e, trattenendo un po' il respiro, pare quasi di riuscire a distinguere il suono di una lacrima da quello di una carezza.
Volto le spalle al tramonto lontano, i fantasmi spiano i contorni della mia sagoma che diventa sempre più piccola fino a perdersi in quell'orizzonte che adesso non è più spaccato dal mare ma è diventato del suo stesso colore.
I viaggiatori che attraversano queste terre sono come l'ombra di una meridiana, riescono a dare il senso del tempo ad un paese di cui il tempo s'è dimenticato. Se chiudo gli occhi riesco ad udire parole antiche provenire dalla piazzetta in fondo al viale e, trattenendo un po' il respiro, pare quasi di riuscire a distinguere il suono di una lacrima da quello di una carezza.
Volto le spalle al tramonto lontano, i fantasmi spiano i contorni della mia sagoma che diventa sempre più piccola fino a perdersi in quell'orizzonte che adesso non è più spaccato dal mare ma è diventato del suo stesso colore.
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